Adorare vuol dire piegare le ginocchia davanti al mistero del Divino Amore, che trascende ogni intelletto umano. Con l’adorazione la mente umana si smarrisce in questo abisso, in questa pazzia d’amore, di un Dio che si fa uomo. Dicono gli atei:” è assurdo, è impossibile, è inammissibile.
Davanti all’Incarnazione l’uomo si trova ad un bivio: o accettare Dio e il mistero del suo amore, legare l’uomo e l’altro. Se l’uomo accetta Dio, accetta per ciò stesso il mistero. Dio infatti è infinitamente superiore all’uomo, le sue vie non sono le nostre vie. L’uomo che si colloca al posto che gli spetta si inginocchia davanti a dio. L’uomo invece che lo rifiuta si mette dalla parte dell’assurdo e del caos. Se vogliamo essere pienamente, lucidamente ragionevoli, non resta che inginocchiarci. Il primo nostro dovere verso Dio è di riconoscerlo per tale e di trattarlo da Dio come Egli merita, vale a dire infinitamente. L’uomo in adorazione dà il senso della proporzione e della misura, afferma che Dio è tutto. Dobbiamo, però, pregare insieme e cantare insieme.