Dal Vangelo secondo Marco Mc 1,12-15
In quel tempo lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
“Ecco, faccio una cosa nuova: nel deserto una strada aprirò “ (Is 43,18): inizia il cammino quaresimale, il tempo in cui la Chiesa ci chiama ancora una volta a dare una svolta alla nostra vita. Il Signore stesso ci ricorda di vincere la tentazione e le lusinghe di satana di un cristianesimo fatto di compromessi e di vanagloria e di imboccare la via che porta alla croce: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). È dunque giunto il tempo di lasciare le nostre false certezze “dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cocomeri, dei meloni, dei porri, delle cipolle e dell’aglio” (Nm 11,5) e di iniziare il nostro personale esodo verso il deserto. Chi si è mai trovato in un deserto sarà stato colpito da quella infinita distesa di sabbia, arroventata dal sole, interrotta da dune sinuose, senza un filo d’erba o un fiore, disabitata, arida e vuora di presenze: insomma, un posto inospitale. Eppure Gesù cerca questo deserto, dal quale poi si allontana per andare a predicare, come se lì avesse ricaricato le batterie e annuncia senza paura: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Il deserto non è allora solo un luogo geografico, ma rappresenta la “ricerca di Dio”, è il luogo tranquillo dove ci si ritira per trovare Dio nel silenzio e nella preghiera, per poter poi andare nella Galilea del nostro mondo. Però l’uomo non può sempre raggiungere il deserto, dunque è il deserto che raggiunge l’uomo: “si fa deserto nella città”, cioè nei nostri luoghi abitate, le nostre case, i nostri uffici, i tram, i treni. È qui che Dio ci chiede di trovarlo, ritagliandoci anche uno spazio per la preghiera: nell’auto mentre si va a lavoro, in un attimo di pausa in ufficio, tra i banchi di scuola, tra le faccende domestiche. “La preghiera passa nel cuore non nella testa”, ricorda Carlo Carretto. Sono i luoghi dove la mia volontà è messa a dura prova e dove riscopro giorno dopo giorno i miei limiti, le tentazioni del deserto, e dove, con gioia indicibile, scopro che il regno di Dio non è solo nell’alto dei cieli ma vicino e compiuto sulla terra.