La storia del pio esercizio della Via Crucis
La Via Crucis, come la intendiamo comunemente, risale al Medio Evo inoltrato. Furono san Bernardo di Chiaravalle († 1153), san Francesco d’Assisi († 1226) e san Bonaventura da Bagnoregio († 1274), con la devozione affettuosa e coinvolgente verso il mistero della Passione che diverrà poi il pio esercizio.
Infatti, la Via Crucis, nella sua forma attuale, composta da quattordici stazioni disposte nello stesso ordine, appare in Spagna nella prima metà del secolo XVII, soprattutto in ambienti francescani. Dalla Spagna venne prima fatta conoscere in Sardegna, poi nella penisola italiana. Si deve senza dubbio all’opera di un altro francescano san Leonardo da Porto Maurizio († 1751), se la Via Crucis ebbe una rapida diffusione in tutte le chiese dell’Ordine serafico. Il Santo ottenne poi da Clemente XII l’autorizzazione e diffonderla anche nelle altre chiese. Il Pontefice stabilì, con il breve Exponi nobis del 1731, che tutte le chiese venissero dotate di una Via Crucis.
San Leonardo eresse personalmente oltre 572 Via Crucis, delle quali la più famosa è quella del Colosseo, collocota su richiesta di Benedetto XIV, il 27 dicembre 1750, a ricordo dell’Anno Santo. Fino all’Unità d’Italia, al Colosseo si concludeva la solenne Via Crucis che percorreva la via Sacra. Solo nel 1926, la croce tornò al Colosseo, non al centro, ma su di un lato.
Si dovette attendere il 1959 per riportare l’esercizio della Via Crucis nell’anfiteatro. Fu, infatti Giovanni XXIII a presiedere il rito, ma solo per quell’anno. la tradizione venne ripresa da Paolo VI nel 1965 dando inizio alla presenza del Papa la sera del Venerdì Santo al Colosseo.
NICOLA GORI