La gioia è un test di vitalità cristiana, tanto in un popolo, quanto in una singola persona; è il contrassegno del discepolo di Cristo. Quando Gesù inizio ad annunciare il Vangelo incominciò con il discorso della montagna (Mt 5-7) ripetendo ad ogni strofe la stessa parola, beati: beati i poveri in spirito, beati i miti, beati i pacifici, beati coloro che piangono… Nel linguaggio cristiano il concetto di felicità, di beatitudine, si collega con l’essenza stessa della vita religiosa. Questo non vuol dire che la vita scorra senza prove e difficoltà. Gioia e dolore coesistono nella vita cristiana. Il dolore non intacca la speranza nella felicità, Gesù in persona ha promesso “una gioia che nessuno ci potrà togliere” e in un altro brano afferma che “dolce è il suo giogo e lieve il suo fardello”.
Ogni cristiano obbediente alla legge di Dio possiede la chiave della serenità e della gioia in ragione della sua accoglienza della Parola. Il cristianesimo è di per sè fonte di felicità, sia per la persona, quanto per la famiglia e per il mondo. Nella storia del cristianesimo ci sono delle singolari figure che hanno, con la loro vita, incarnato il Vangelo: i Santi. Essi hanno guardato il proprio simile con gli occhi di Cristo, lo hanno riconosciuto ed accolto come fratello. Allora facciamoci seminatori di gioia. Il sorriso crea legami, getta una passerella fra persona e persona, rende familiari, trasforma la comunità umana in una grande famiglia. Il sorriso è una anticipazione di cielo, è il riflesso di un altro mondo. Saper amare le persone e gradire il loro sorriso, anche se siamo immersi nel dolore, vuol dire crearci fin d’ora intorno quell’atmosfera di cielo, in cui la fraternità regna senza ombre nella gioia unica ed eterna che viene da Dio.