Salmo di ringraziamento che ha un’introduzione a forma innica, una lamentazione individuale e una riflessione a carattere sapienzale. È un poema recitato dal re davanti alla comunità per esprimere il grazie a Dio per la vittoria conseguita. Viene attribuito a Davide, il testo infatti offre segni di antichità (secolo X A.C.).
Consta di un’introduzione (vv. 2-4), una conclusione (vv 47-48) ed un corpo del poema dove il salmista parla dei pericoli e del modo in cui Dio interviene e lo rimette sul suo trono.
Questo poema è stato posto sulle labbra di Cristo e della sua Chiesa. Dice Eusebio: “è un salmo messianico”. “Noi che siamo stati liberati dal potere del principe di questo mondo, intoniamo questo canto nuovo.
“Ti amo”, l’oggetto, il destinatario di quest’amore è Dio. Questo sentimento sgorga nel salmista dal profondo dell’animo e si esprime in una serie di litanie rivolte a Dio e che inneggiano al suo comportamento misericordioso.
“Tu sei la mia roccia”. In molte culture simbolicamente la pietra è il segno di forza, solidità e stabilità. Dio è fedele e attraverso la fede mi aggrappo a Lui. Nel tempio di Gerusalemme emergeva dal suolo una roccia che occupava il posto dell’Arca dell’Alleanza, scomparsa con la distruzione dal primo tempio.
Gesù disegna se stesso come “pietra angolare” una pietra solida, roccia eterna sulla quale ci teniamo solleavati per grazia di Dio. Il nuovo nome che Gesù dà a Simone è identico a quello di Caifas, Sommo Sacerdote in funzione, e fa riferimento al nuovo ruolo affidato a Pietro, così come alla pietra di fondazione del tempio in cui si manifesta la novità: sulla persona di Pietro s’edificherà la Chiesa.
“Tu se il mio Dio”
Il salmista compie la sua professione di fede nella potestà di Cristo manifestata in favore del credente, prefigura del primo articolo del Credo cristiano: “Credo in Dio Padre onnipotente.
“Quando siamo nell’’afflizione, la nostra preghiera giunge all’udito di Dio, come al suo luogo proprio” (Origene).
“Nel mio affanno invocai il Signore, nell’angoscia gridai al mio Dio (Sal 18,7). La tradizione ha visto in questi versi un’allusione velata alla Passione e morte di Gesù Cristo… In un suo commento Sant’Agostino dice: “la terra tremò come tremarono gli empi alla glorifiazione del Figlio dell’uomo… Dio umilio il Giusto perché scendesse fino alla debolezza dagli uomini”.
Come hanno ripetutamente affermato i santi Padri il salmo 18 s’incarna in modo stupefacente in Pietro come orante, e in Cristo come salvatore. (Mt 14,22-30). La metafora della tempesta è un motivo comune nei salmi e nei Vangeli. Assieme a questa appare nella tradizione catechetica della chiesa primitiva il tema della nave. La Chiesa è una nave scossa dai flutti che non affonda, che ha un pilota, Cristo.