Riflessioni sul Salmo 24 – ALZATEVI, PORTE

 

Poema liturgico sulla Torà, recitato in occasione delle processioni fatte con l’Arca dell’Alleanza e nelle feste di pellegrinaggio. La sua composizione è attribuita al re Davide e quindi all’opera monarchica. Ha una parte introduttiva dedicato al Signore dell’universo, mentre nella seconda parte c’è un dialogo tra due gruppi sull’ingresso di Jahvé nel santuario.

La chiave interpretativa è questa preghiera: “Il re e tutta la casa d’Israele accompagnavano l’Arca del Signore, elevando grida di giubilo fra squilli di tromba”(2 Sam 6,15). L’Arca è segno della presenza di Jahvè che entra nel tempio. “Sollevate, porte i vostri frontali…” Le porte sono una figura di dominio e potere, si aprono in atteggiamento di riconoscimento e abbandono. Il re glorioso oltrepassa “la porta del Signore” che risulta piccola dinanzi alla sua grandezza. “Porta” e “re”, due figure che rimandano a Cristo. “Io sono la porta, se uno è entra attraverso di me, sarà salvo” (Gv 10,9). Dinanzi a Pilato :”Tu lo dici :io sono re…”(Gv 19,37). I commentatori danno due interpretazioni: la Chiesa che rivolge al Signore il grido perché si sollevi dalla morte e si manifesti risorto. Oppure la Chiesa esorta i suoi figli ad aprire le porte del cuore per ricevere il Signore.

La tradizione e la liturgia applicano questo salmo all’Ascensione di Cristo in cielo. “Chi ha mani innocenti “quest’espressione è in  opposizione alle “mani sporche di sangue”. Il sangue che sporca le mani dell’uomo proviene dalla ferita spirituale causata al prossimo dal giudizio e dalll’ira.

Chi può affermare che le proprie mani sono pulite? Solo Colui che ama, perdona e giustifica il peccato fino all’estremo… Il salmo 24 si fonde con il Discorso della Montagna. L’uomo di “cuore puro” potrà salire al monte Sion a contemplare il volto di Dio. Il peccato nasconde il suo cuore perché non si conoscano i sentimenti cattivi. Dio permise che la lancia squarciasse il petto del Figlio perché lasciasse vedere le sue viscere di misericordia. Cerca “il volto di Dio” colui che spera nella manifestazione del Messia e chi anela alla felicità e alla pienezza.

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