Egli è nella nube distesa nel solco nero.
Egli è nel raggio che ferisce la nube,
acutissima lama,
tra onda che nasce e onda che muore.
Egli è nel cuore della patria
e dentro la conchiglia del mare.
Egli è la voce del bosco al mattino
e luce che inonda le vigne
e vento ondeggiante sul grano.
Egli è la gloria serale
nelle grida dei bimbi sul prato.
Tutto il giorno in cammino a donare
gioia alle cerve alle rondini
in volo su torrenti e valli.
O selve battete le mani
quando lo vedete passare:
sandali porta di pellegrino
e sacco di mendicante.
Nel giardino lo attendono la notte,
alla porta sempre socchiusa. E non viene,
né si lascia toccare. Nessuno
nessuno degli amori lo sazia.
Al balcone mi lascia un fiore,
una goccia di sangue
e poi solo nella grande pianura…
DAVID MARIA TUROLDO