RIFLESSIONI SUL LIBRO DI RUT – Seconda Parte

Rut nel cammino che ha intrapreso con la suocera sente questo bisoogno. Ed esprime la determinazione a non staccarsi da Noemi, impegnandosi in una solidarietà che supera ogni logica: “dove morirai tu, moritò anch’io e lì sarò sepolta” (Rut 1,17).

Cosa motiva la solidarietà di Rut? Non semplicemente l’affetto ma anche un cammino senza certezze per rimanere attaccata a chi ama e si trova in difficoltà. Troverà anche un popolo, e perfino un Dio. Possiamo dire che Noemi è ora la madre – sorella di Rut, e Rut è la figlia – sorella di Noemi. Insieme si aiuteranno a vivere e a cercare la salvezza che può venire solo da un Altro.

A Betlemme le nostre protagoniste trovano il pane, ma la vita è dura per due donne sole e perciò povere. Per fortuna la legislazione ebraica permetteva che nel momento della mietitura rimanessero nei campi alcune spighe per essere poi raccolte da chi non aveva nulla.

Così Rut si ritrova al seguito dei mietitori a spigolare. Inevitabile che attiri l’attenzione: è straniera, il padrone del campo ha per lei delicatezze che né lei né noi ci aspetteremmo (Rut 2).

Rut è stupita perché Booz fa mostra di vedere nella moabità una persona, una “figlia”, e se ne prende cura. Rut ha lasciato padre, madre e patria come Abramo e lo ha fatto per amore della sua suocera. In lei brilla un “segreto” che la rende “giusta”. E Booz le svela quale sia questo segreto: una così non può che essere gradita al Signore, Dio di Israele, ed è sotto la sua protezione. Rut vive nella comunione con il Dio delle vedove, degli orfani e dei forestieri senza saperlo.

Ci ritroviamo qui davanti a una “figura”: lo straniero che realizza la volontà di Dio pur senza conoscere e possedere tutto quello che invece hanno i “credenti”. È una persona che ha trovato grazia agli occhi di Dio e che ora deve essere visto come un fratello, una sorella esemplare.

La giustizia del credente non sta solo nella sua santità personale ma nella capacità di riconoscere ed additare ad altri la giustizia che vede “fuori” dai nostri schemi, attestando che Dio supera, in nome della vita, ogni confine.

L’esemplarità di Rut richiama i credenti all’accoglienza del “forestiero”. I credenti non siamo stati scelti per distinguerci, per separarci dagli altri; siamo stati eletti per riconoscere e diffondere benedizione ovunque.

Approfittando della benevolenza di Booz, Noemi stende le sue trame per farlo capitolare, Rut si comporta secondo una onestà che supera tutti e incanta Booz. Poi esplicita il suo desiderio come leggiamo all’inizio del capitolo terzo. Infine lo conquista e lo rispetta perché è stato buono con lei. Booz sposa Rut. Noemi ha finalmente un nuovo figlio ed una nuova famiglia che si prenderà cura di lei. Rut diviene madre e suo figlio sarà il nonno di Davide. Il popolo acclama Rut, la figlia – sorella, come una grande donna al pari di Lia e Rachele ed essa comparirà nella geneologia di Gesù di Nazareth.

Nell’amore in Dio, c’è speranza che vi sia benedizione per tutti. Questa è la speranza del credente, insegnata dagli eventi di una straniera.

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