Io sono una persona che va pellegrinando attraverso la vita. So di essere venuto dal nulla, che starò sulla terra per un congruo numero di anni.
La mia permanenza sulla terra ha un inizio e un termine.
Non appartengo a questo mondo in maniera stabile. Quello che io sono e quello che faccio è senza dubbio importante, ma non ci starò per sempre. Sono un pellegrino. Mi riuscirebbe estremamente difficile accettare che dopo questa vita per me più nulla esista. Se così fosse la vita non avrebbe più significato e nemmeno la morte.
Tutto in me si ribella e reclama una nuova realtà dove più non esistano dolori e lacrime. Il pensare invece una nuova realtà mi dà il coraggio per andare avanti.
Io sono una persona in ricerca e mi sforzo di capire lo scopo ultimo della mia vita. In tutto questo scopro che è Dio che viene in cerca di noi. Egli desidera che noi viviamo in un rapporto vivo e palpitante con Lui, anche quando pensiamo che non abbiamo bisogno di Lui.
Un pellerino vaga attraverso la vita, va cercando qualcosa o qualcuno che dia senso alla sua esistenza. Costui può scoprire che Dio ha parlato agli uomini in molti modi, ma in maniera fondamentale attraverso suo Figlio.
Dio parla attraverso il creato, la natura, la bellezza, Dio parla attraverso l’amore, perché Lui è l’essere più amabile.
Io pertanto sono stato fatto per cantare gioiosamente il bello più alto e per amare l’amore più degno di predilezione.
Io sono fatto per Dio. Dovere mio è lodarlo e servirlo. Talvolta Dio entra nella vita di una persona in modo drammatico, inatteso e improvviso. Fu così per San Paolo sulla via di Damasco. Quello che accade per le singole persone si ripete anche per la Chiesa.