La realtà più profonda nel cuore dell’uomo è il fatto che, in tutto ciò che fa e nel suo stesso modo di pensare, egli sempre si sforza di scoprire un senso e di sfuggire all’assurdo.
Ci sentiamo inquieti, come afferma Sant’Agostino, finchè il nostro cuore non trova pace in colui che è bontà e verità.
In un altro passo Sant’Agostino dice: “è assai meglio amare Dio che conoscerlo. Ma conoscenza di Dio e amore di Dio si alimentano a vicenda. La preghiera diventa lo strumento fondamentale perché non siamo soli a cercare Dio, ma è anche Dio che cerca noi.
Talvolta la nostra ricerca inizia quando qualcosa ci destabilizza, allora cominciamo a guardare attorno. Il tempo moderno con le sue conquiste scientifiche e tecnologiche rischia di renderci sempre meno sensibili a Dio; e quindi meno aperti all’ascolto, alla riflessione.
La ricerca di significato e di felicità rappresenta un’unica ricerca: è diretta verso ciò che sta sopra di noi, e ci spinge verso la trascendenza, l’Assoluto, identificata in un Dio vivente, in un Dio personale ed infinito.
Tutti quanti sperimentiamo questa ricerca e questa fame… Anche Dio si mette alla ricerca dell’uomo e, si rivela in un modo che non è possibile all’universo creato. Così scriveva in una sua opera Sant’Anselmo: “Mi guardo tutto attorno ma non scorgo la tua bellezza. Mi metto in ascolto, ma non sento la tua fraganza. Uso il gusto, ma non percepisco il tuo sapore. Perché tu, Signore Iddio, possiedi tutte queste qualità e le hai concesse a quanto hai creato, in modo che possono essere sentite… I nostri sensi vengono colpiti dalle irradiazioni della sua gloria… e noi riceviamo i raggi benefici della gloria di Dio. Verrà il momento in cui vedremo la bellezza nella sua forma più pura. Quello sarà il momento d’estasi perché la sua magnificenza ci colmerà di gioia.