ASCENSIONE DEL SIGNORE – 13 Maggio 2018

Dal Vangelo secondo Marco Mc 16,15-20

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Passato il sabato, dopo la morte di Gesù, Maria di Magdala e Maria di Giacomo e Salome incontrano, nella tomba vuota, un giovane vestito di bianco che annuncia loro che Gesù il Nazareno è risorto. E le incarica di dirlo anche a Pietro e agli altri. E che in Galilea lo rincontreranno, come stabilito. Ma le due Marie, spaventate, non dicono nulla a nessuno. Solo quando il Risorto in persona appare direttamente a Maria di Magdala, questa si decide finalmente a comunicarlo ai suoi che erano in lutto e in pianto. Ma a lei, donna, non vollero credere. E non credettero neppure ad altri due tra loro, che lo avevano incontrato mentre erano in cammino verso la campagna. Alla fine, Gesù appare agli undici riuniti e li rimprovera per la loro incredulità. Poi dà loro la consegna finale: “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo. Chi crederà sarà salvato”, spiegando i segni che accompagnano i credenti: scacciano i demoni nascosti all’interno di ognuno, imparano nuovi modi per entrare in comunicazione con le persone, affrontano direttamente il male che non farà loro danno, aiutano i malati a recuperare la salute. L’evangelista Marco, sinteticamente, conclude affermando che Gesù, “dopo aver parlato con loro”, torna dal Padre e si siede alla sua destra. E quegli stessi apostoli, increduli e dubbiosi, incompetenti e incapaci, partono e compiono davvero quanto annunciato dal Maestro. Il vangelo proclamato viene confermato dai prodigi predetti. Cosa era cambiato dopo che Gesù “aveva parlato con loro”?

Certamente lo Spirito promesso ha mosso i loro passi e loro parole. E persone semplici, senza preparazione particolare e particolari tecniche oratorie. Ma avevano incontrato il Maestro e, fidandosi della sua Parola, erano diventati credenti. Questo, inevitalbilmente, permette che lo Spirito operi quei segni, quelle realtà ritenute impossibili, miracoli dunque. In loro, in ognuno che si lascia abitare dalla fede e poi in chi è da questa interpellato. In un processo che si snoda lungo il cammino di tutta la vita; che ha ritmi propri di ogni esistenza, ma che ha le sue radici, il suo sostegno, nell’essere chiesa. Gesù infatti la consegna agli undici riuniti “insieme”.E se è vero che l’incontro con il Signore avviene nell’esperienza  personale di ognuno, perché questa si consolidi, si rinnovi, trovi nutrimento, compia miracoli, ha bisogno di uno spazio condiviso. Gesù ha inventato questo luogo permeato dalla sua presenza, la Chiesa appunto, nella quale si entra a far parte attraverso il battesimo dato per la salvezza. Chiesa come opportunità privilegiata, anche se non esclusiva di crescita nella fede. Luogo della Parola e del Pane spezzato, ambito dove educarci alla speranza, al discernimento per il bene di ognuno, luogo da dove partire per essere testimoni del Signore risorto. Chiesa da amare nonostante ogni limite e debolezza, perché, per quanto “peccatrice”, non smette di dire ad ogni uomo che il cielo esiste e che il cielo è Dio.

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