La prima Beatitudine dichiara felici i poveri in spirito perché a loro appartiene il Regno dei cieli.
Può sembrare assurdo accostare povertà e felicità. E’ opportuno capire che cosa significa “ poveri in spirito”. Quando il Figlio di Dio si è fatto uomo ha scelto una via di povertà (Filippesi 2,5-7). Gesù è Dio che si spoglia della sua gloria. E’ il mistero che contempliamo nel presepio, vedendo il Figlio di Dio in una mangiatoia, e poi sulla croce, dove il suo annientamento giunge al culmine.
L’aggettivo “ povero” non ha un significato solo materiale, ma evoca umiltà, consapevolezza dei propri limiti.
Per Santa Teresa di Gesù Bambino Gesù è un mendicante, un bisognoso in cerca d’amore. Francesco d’Assisi ha compreso molto bene il segreto della Beatitudine dei poveri in spirito, nell’ incontro con il lebbroso.
Francesco ha vissuto l’imitazione di Cristo povero e l’amore per i poveri in modo inscindibile.
Come possiamo fare che questa povertà in spirito si trasformi in stile di vita? In primo luogo cercare di essere liberi nei confronti delle cose.
In secondo luogo, abbiamo bisogno di conversione per quanto riguarda i poveri, per vivere questa beatitudine.
I poveri sono per noi un’occasione concreta di incontrare Cristo stesso, di toccare la sua carne. Essi hanno tanto da offrirci, da insegnarci.