FEDELTÀ ALLA NOSTRA ORA

Alla base della nostra riflessione c’è il brano di San Giovanni al capitolo 12, dal versetto 20 al 28. Gesù ci parla della sua ora: nella profondità del suo mistero comprenderemo la nostra ora. Sottolineamo tre espressioni:

  1. “Vogliamo vedere Gesù”. Anche oggi questo è il grido di tutti gli uomini. Che cosa desiderano vedere oggi nella chiesa? Vogliono vedere Gesù. Le aspettative crescenti sono che la chiesa sia veramente il “sacramento di Gesù”, cioè il segno è lo strumento della sua presenza salvifica. La chiesa non è una realtà astratta, ma reale, concreta. Cristo è in noi e noi in Cristo. Paolo in una sua lettera scrive:”voi siete la nostra lettera, lettera scritta nei nostri cuori … letta da tutti uomini … (2 Cor. 3,2). In un mondo secolarizzato come il nostro è illusorio credere che gli uomini cerchino ancora il volto e la presenza di Gesù?. Il mondo non si aspetta dalla Chiesa soluzioni tecniche ai suoi problemi, ma che contribuisca con la sua sensibilità evangelica alle gravi problematiche. La comunità cristiana degli inizi trasmetteva l’amore fraterno .
  2. “È giunta l’ora”. L’ora di cui parla Gesù è quella del suo mistero pasquale, è l’ora della Croce e della morte, della solitudine e delle tenebre. Cristo sa che senza di essa, non ha senso la sua venuta, la sua incarnazione, la sua parola, i suoi miracoli. È l’ora della filiale obbedienza al Padre .
  3. “se il chicco di grano non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. L’ora di Cristo è quella della glorificazione. Nel disegno del Padre la morte è il seme della glorificazione. La Pasqua scaturisce dalla croce. Paolo dice “non ci sia altro vanto che nella croce del Signore Gesù”. (Gal. 6,14)

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