LA PRIMA FERITA

《Mentre Gesù parlava ancora, arrivò Giuda e con lui molta gente armata di bastoni e di spade. Accostatosi a Gesù disse: “Ti saluto, Maestro”. E lo baciò》(Matteo 26, 49).

L’amore si aspetta tutto, ma non di essere tradito con i suoi stessi segni gelosi. La meschinità, la banalità, l’abitudine sono questi i veri di tradimenti dell’amore. L’odio stesso, la gelosia sono gli ultimi segni paradossali ed inconsapevoli dell’amore. La vera fine, la morte definitiva, l’amore non l’aspetta che dalla grettezza. Ma Giuda, nel momento del bacio, agisce nella pienezza di tutto lo squallido genio umano. Dal momento che ha saputo di non doversi attendere da lui più nulla di trionfale e di redditizio, egli, che non ama, sente il bisogno di liberarsi di un amore insopportabile. E diventa ogni uomo; ognuno gli presta il suo orgoglio deluso, le sue labbra aride. Non è l’odio ad essere imperdonabile in una creatura, non è nemmeno la noia. L’unica cosa imperdonabile, per chi non ama più, è di essere ancora amato. Sulle labbra del traditore, in quel momento, è tutta la menzogna delle labbra umane, l’inganno di tutti i cuori fuggitivi. Per una volta tanto l’amore, anche l’amore di Dio, è sconfitto. Rimane a tremare per sempre, fallito, davanti a quelle labbra aride ed insormontabili che gli rigettano le sue tenerezze ed aprono definitivamente l’abisso.

ANGELO ROMANÒ

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