Gv 13,1-15
La scena descritta con grande scrupolo da Giovanni illumina l’imminente passione di Gesù e la sua morte in croce. Essa ricapitola il significato della sua intera esistenza terrena non con le parole ma con un gesto inequivocabile, capace di attraversare i secoli e di giungere a noi suscitando ancora una suggestione: Gesù lava i piedi ai discepoli. Lui, che tutto ha ricevuto dai Padre nelle sue mani, è consapevole che è arrivato il momento di offrire al mondo la testimonianza più grande. Si spoglia delle vesti e si inabissa nella più profonda umiltà. In questo gesto viene riassunto l’amore senza limiti per l’uomo e per la sua bellezza, che è stato la ragione di vita del Maestro di Nazaret. Sorgendo, Gesù si abbassa e lava i piedi, con lo sguardo chino a non voler distinguere: per ognuno la stessa cura, la stessa attenzione, la medesima premura. Spogliandosi delle sue vesti, si consegna ai fratelli, anche a colui che è in procinto di tradirlo, per poi riprendere quelle stesse vesti, forte di una signoria che è servizio, abbassamento, donazione di sé. È per questo che la scena della lavanda dei piedi è immagine formidabile dell’Eucarestia che celebriamo in questo giorno solenne. È nell’umile offerta di sé che Gesù oggi ci lascia un esempio; è Lui il modello da seguire per realizzare una vita piena e bella, una vita riuscita, davvero umana; una vita che giunge ad amare «sino alla fine». È un amore esigente, impegnativo, che non cerca contraccambio quello celato nell’Eucarestia. Siamo pronti e degni della chiamata a un amore simile? Siamo pronti a donare la nostra vita, facendone un'”eucarestia”?
Parola-chiave: Ultima Cena
«Perciò si deve riferire per eccellenza alla sacra Scrittura ciò che è stato detto: “viva ed efficace è la parola di Dio”, “che ha il potere di edificare e dare l’eredità con tutti i santificati”». (Dei Verbum, 21)