La fede, come ben sapete, è virtù soprannaturale, un dono di grazia infuso in noi dalla potenza dello Spirito Santo. Nei bimbi appena nati sboccia con il Battesimo. Negli adulti si fa presente allo stato germinale ancor prima del Battesimo, nei tempi che questi si muovono interiormente in un cammino di conversione e di adesione a Cristo. Il battesimo sopravviene poi a perfezionarla. La fede è una realtà vivente, che ha bisogno d’essere coltivata e nutrita per potersi sviluppare e crescere, diversamente deperisce e può anche morire. non mancano cristiano che dicono di non credere più. Hanno perduto la fede o perché non si sono preoccupati di nutrirla, o perché la loro condotta di vita abitualmente in contraddizione con quanto la fede esige, ha finito per atrofizzarla, se non addirittura per spegnerla in loro. Che cosa nutre la fede e la fa crescere? Innanzi tutto la preghiera: Dio che è all’origine della fede è anche colui che la porta a maturazione con i sui doni di grazia. La fede per altro, in quanto virtù, cresce con l’esercizio, e la preghiera è un eccellente esercizio di fede, come la pratica dei Sacramenti, in primo luogo l’Eucaristia che è il mistero della fede, nonché la pratica delle opere di carità. Occorre purificare inoltre purificare il cuore dal peccato e da ogni effetto al peccato. Infine l’ascolto abituale e la maledizione della Parola di Dio, fatti all’interno della chiesa come comunità credente, che con la sua parola sostiene il cristiano nel suo cammino di fede, spesso arido e oscuro. Di qui si rileva l’importanza e la preziosità della partecipazione domenicale alla liturgia della parola nella Santa Messa. Un ascolto e una meditazione della Parola che deve poi trovare in spazi di silenzio un luogo particolarmente favorevole alla crescita della fede. La fede coinvolge la nostra intelligenza, la nostra volontà, la nostra capacità d’amare e d’operare. Lo sviluppo della fede interessa cos’ primariamente le nostre facoltà intellettive e conoscitive e deve andare di pari passo con lo sviluppo umano e culturale, diversamente la fede rischia molto, specialmente nell’impatto con le correnti di pensiero della filosofia, delle scienze naturali e umane, delle norme etiche della società moderna, delle dottrine economiche, delle religioni non cristiane e dei cristiani non cattolici. Sappiamo bene come la cultura moderna, largamente diffusa dai mezzi della comunicazione sociale, contesta fondamentali verità della fede cristiana come l’esistenza di Dio, la divinità, l’Incarnazione e la Risurrezione di Gesù, la morale sessuale, matrimoniale, familiare, la dottrina sulla vita eterna (Paradiso e Inferno). In questa situazione un cristiano non può restare saldo nella fede se non si studia d’averne una conoscenza dei contenuti adeguata al suo sviluppo culturale. Una conoscenza da conseguire anche con lo studio delle verità rivelate così da comprendere dal di dentro i contenuti della fede, onde giungere ad un atto di fede più pieno, più personale, più maturo, libero da condizionamenti esterni. Una migliore conoscenza della fede poi la si consegue nella misura in cui la si vive. Sant’Agostino diceva: “Comprendi per credere e credi per comprendere (Ep. 120, PL 33,453), per far intendere come l’esercizio della fede e l’intelligenza della fede devono andare insieme ed aiutarsi a vicenda. In tal modo il cristiano in una profonda intelligenza della fede in Cristo, finisce per acquisire una mentalità cristiana, un modo cioè di sentimento e di giudicare secondo la scala dei valori presentata del Vangelo. E così la fede, fattasi matura, diviene sapienza, sapienza di Dio, che si oppone alla sapienza del mondo, che davanti a Dio è stoltezza (cfr. 1 Cor 3,19). Diviene mirabile penetrazione del mistero divino e crea una certa connaturalità con le cose divine e perciò una percezione saporosa, un gusto per i misteri della fede, quella sapida scienza in cui appunto consiste la sapienza. Questa fede sapienziale è dono dello Spirito Santo, e viene elargito in particolare a chi legge assiduamente e medita con amore la Parola di Dio, contenuta nelle Sacre Scritture. La fede in tal modo si fa particolarmente salda e certa. L’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini scrive: “Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre,…, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i Santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo, che sorpassa ogni conoscenza perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio (3,14-19). Dalle parole dell’Apostolo si evince il rapporto stretto tra fede e carità. La prima è a fondamento della seconda, e questa, praticata, fa crescere in intensità e irrobustisce la prima. Fare la verità nella carità è logica conseguenza di una fede viva vissuta e, insieme, conferisce alla fede stessa particolare profondità, salvezza sempre maggiore nelle convinzioni di fede e fedeltà ad esse fino al sacrificio della vita. Un vecchio proverbio recita: se non si vive come si pensa, si finisce per pensare come si vive. Tradotto in riferimento alla fede penso si possa dire che se non si vive secondo la fede, si finisce per pensare e farsi una mentalità non conforme, ma contraria ad essa, e quindi si rischia di perdere la fede stessa. Una fede viva e matura, libera e personale, vissuta e testimoniata nella comunione ecclesiale si fa necessariamente operativa. L’apostolo Paolo ai cristiani della Galazia scriveva: Noi infatti per virtù dello Spirito attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo. Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità (Gal 5,5s).