I quattro simboli degli evangelisti (un uomo alato o essere antropomorfo, un leone, un toro o vitello e un’aquila) si ispirano alla visione del profeta Ezechiele (1,4-10). Anche i “quattro esseri viventi” del libro dell’Apocalisse (4,6ss.) riprendono le caratteristiche dei quattro animali di Ezechiele. A cominciare da S. Ireneo di Lione (130-202 d.C.), la tradizione cristiana vi ha visto il simbolismo dei quattro evangelisti, ma non in maniera univoca.
Il punto di partenza, quindi, è la vocazione del profeta Ezechiele: “Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l’aspetto: avevano sembianza umana e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali… Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d’uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e ognuno dei quattro, fattezze d’aquila (Ez 1,5.6.10). Questo è il testo dell’Apocalisse: “In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni di occhi davanti e dietro. Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l’aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l’aspetto di un uomo, il quarto vivente era simile a un’aquila mentre vola” (Ap 4,6-7). Questi quattro esseri viventi “sono i quattro angeli che presiedono al governo del mondo fisico (cf. 1,20): quattro è una cifra cosmica (i punti cardinale, i venti). I loro molti occhi simboleggiano la scienza universale e la provvidenza di Dio. Essi adorano Dio e gli danno gloria per l’opera creatrice. Le loro forme (leone, toro, uomo, aquila) rappresentano ciò che nella creazione vi è di più nobile, forte, saggio, agile”. Quindi, già a partire dal II secolo, Ireneo ha iniziato ad attribuire a quei quattro esseri viventi una libera applicazione. Per il grande vescovo e teologo di Lione l’essere vivente antropomorfo rappresenta il Vangelo di Matteo: l’aquila evoca Marco; il vitello rappresenta Luca e il leone Giovanni.
L’idea di Ireneo venne ripresa in seguito da altri antichi Padri, come Agostino (354-430) e Girolamo (347-420). Questi, nel suo Commentario a Ezechiele, la rielaborò in maniera tale che diventò l’interpretazione classica che si è imposta: essere antropomorfo, Matteo; leone, Marco; vitello, Luca; aquila, Giovanni. Secondo altri autori, come Ambrogio (337-397), Gregorio Magno (540-604), Honorio de Autun (detto anche Onorio di Ratisbona: sec XII), le figure dei quattro esseri viventi esprimerebbero la totalità del mistero di Gesù: l’incarnazione (l’uomo=, la Passione Gesù (il bue), la Resurrezione (il leone) e l’Ascensione (l’aquila). Le quattro figure, dunque, simbolegginano le quattro fasi della vita di Cristo, sintetizzate con questa formula: “Fuit homo nascendo, vitulus moriendo, leo resurgendo, aquila ascendendo (nato come uomo, morì come un vitello sacrificale, fu leone nel risorgere e aquila nella sua ascensione). Per finire questa breve carrellata, ricordiamo che nel Medioevo si continuò, per così dire, a rimescolare le carte; e così a Matteo fu attribuito l’uomo e a Giovanni l’aquila, ma il leone passò a Luca e il vitello a Marco…