L’Angelo di Dio, la preghiera
La più nota delle preghiere che inizia con il nome dell’Angelo di Dio è quella dell’Angelus, diffusa e recitata già da secoli, oggetto anche dell’esortazione apostolica Marialis Cultus, del 1974. Paolo VI scriveva dell’Angelus Domini: “Tale preghiera non ha bisogno di restauro: la struttura semplice, il carattere biblico, l’origine storica, che la collega alla invocazione dell’incolumità nella pace, il ritmo quasi liturgico, che santifica momenti diversi della giornata, l’apertura verso il mistero pasquale, per cui, mentre commemoriamo l’Incarnazione del Figlio di Dio, chiediamo di essere condotti per la sua passione e la sua croce alla gloria della risurrezione, fanno sì che essa, a distanza di secoli, conservi inalterato il suo valore e intatta la sua freschezza”.
È una preghiera antica, che già papa Pio V, nel XVI secolo, conobbe e fissò come preghiera per tutto il giorno. Ci aiuta a ricordare la risurrezione al mattino, la sofferenza in croce a mezzogiorno e l’incarnazione alla sera.
La ripetizione delle tre Ave Maria, il breve dialogo e la preghiera finale aiutano il cristiano a santificare il giorno, ricordandogli i più importanti momenti della storia della salvezza. Spesso è stata legata al suono delle campane: per bloccare l’avanzata degli Ottomani, che a metà del XV secolo avevano già invaso l’Europa orientale, papa Callisto III non ripose la sua fiducia solo nelle armi, ma anche nella preghiera dei cristiani.
Così, egli ordinò che le campane suonassero a mezzogiorno, invitando tutti i cristiani a riunirsi in preghiera, recitando tre Ave Maria e il Padre Nostro per la salvezza del Cristianesimo. Nelle epoche seguenti, l’intenzione della preghiera fu variamente modificata, mantenendo però l’intenzione in favore del Cristianesimo, contro i vari attacchi provocati da ideologie e dittature.
Nel 1742, papa Benedetto XVI sostituì per il tempo pasquale, l’Angelus con il Regina Coeli e solo dal 22 ottobre 1978, il santo papa Giovanni Paolo II recitò pubblicamente l’Angelus, in Piazza San Pietro: una consuetudine che portò avanti, la domenica e i giorni di festa, per tutti gli anni del suo lungo pontificato, e che fu portata avanti anche da papa Benedetto XVI e ora da papa Francesco.
Papa Ratzinger ricordava, nel suo primo appuntamento domenicale alla finestra del suo studio, il 1° maggio 2005: “Mi rivolgo a voi per la prima volta da questa finestra, che l’amata figura del mio Predecessore ha reso familiare a innumerevoli persone nel mondo intero. Di domenica in domenica Giovanni Paolo II, fedele ad un appuntamento diventato un’amabile consuetudine, ha accompagnato per oltre un quarto di secolo la storia della Chiesa e del mondo, e noi continuiamo a sentirlo la storia della Chiesa e del mondo, più che mai vicino”. Gli ultimi tre papi ci hanno quindi ricordato l’importanza di questa preghiera che salvò la Cristianità occidentale dall’invasione dell’Islam, fortificando innanzitutto la fede dei cattolici. Di fronte ai diversi pericoli che minacciano la nostra fede oggi, una delle iniziative sicuramente più utili ed efficaci che noi cristiani potremmo compiere sarebbe quella di riprendere l’uso di recitare ogni giorno l’Angelus. Possiamo contare sui rintocchi delle campane e, laddove ciò non fosse possibile, è sufficiente, perché no?!, anche impostare un suono opportuno nel nostro cellulare. Ricordandoci così non solo dei misteri della Salvezza che ci è stata donata, ma anche del fatto che non siamo soli. Dio e tutta la sua corte celeste, le schiere degli angeli e dei santi vegliano su di noi, ci aiutano e ci proteggono, ma siamo noi che dobbiamo agire, con il loro aiuto, in questo mondo sempre meno cristiano. La preghiera, con la recita quotidiana dell’Angelus, almeno a mezzogiorno, può essere un primo e fondamentale passo per riconquistare il mondo alla fede e all’amore del Signore. E, che sia un Angelo ad aprire la preghiera, non è certo un caso!